I mafiosi made in Casal di Principe sono attivi sul territorio più che mai. Chi vorrebbe l’Agro aversano libero, sgombro dai tentacoli della piova casalese ha ancora da attendere e chissà per quanto. “Eppur si move”. Qualcosa sotto le ceneri del focarazzo dello strapotere canceroso del Male c’è ancora e si dimena. A fatica ma c’è. Perché purtroppo i legami con le vecchie famiglie di riferimento sono indistruttibili. Non servono più i patti e i giuramenti sui santini. Pur di mantenere il controllo della propria zona di riferimento si fanno patti anche con chi si mostra fragile: la maglia è così spessa ma intricata dei loschi affari che ogni tanto si rinuncia a qualcosa, il necessario è non abbandonare o lasciare le mani dello Stato gli affari almeno quelli più grossi e redditizi. A Gomorra altro che agenzia interinale o centro per l’impiego. Continua la lettura di In gabbia il vivandiere di Michele zagaria
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Gli Inquieto, una famiglia al servizio del boss Michele Zagaria
“Questi sono roba mia”. Parola di Michele Zagaria. Che un ramo della famiglia Inquieto fosse al servizio del superboss Michele Zagaria è cosa nota. Il 7 dicembre del 2011, dopo più di 15 anni di latitanza, Capastorta fu stanato e assicurato alla Giustizia dalla Polizia e dalla tenacia del giovane pubblico ministero della DDA di Napoli Catello Maresca, proprio mentre era “ospite” in Via Mascagni a Casapesenna nella casa di Vincenzo Inquieto, il tubista, e la moglie Rosaria Massa. Vivandieri e consulenti personali assoldati dal boss. Ogni desiderio della primula rossa veniva prontamente esaudito da Inquieto e da tutta la famiglia. In cambio di protezione e soprattutto vil danaro. Soldi in cambio della dignità svenduta. Continua la lettura di Gli Inquieto, una famiglia al servizio del boss Michele Zagaria
Michele Zagaria e il suo tesoro in Romania
Il clan dei casalesi ha ramificazioni ovunque. Nella terra di Gomorra soprattutto. L’Agro aversano è stato il campo di battaglia della “formazione” degli imprenditori del crimine organizzato made in Casal di Principe. Nel pubblico come nel privato, non si muoveva una foglia se i reggenti del clan non erano messi al corrente e davano il lascia passare. Per qualsiasi tipo di iniziativa. Gli appalti soprattutto. Sangue e cemento in odore di piombo. Quarant’anni circa di dominio assoluto. Chi doveva contrastare questa espansione imprenditorial-criminale è stato nella migliore delle ipotesi a guardare, inerme, uno spettacolo che ha reso la nostra terra un deserto senza sabbia. Una cosa è certa: lo Stato non ha dato le possibilità che ha dato il clan. Continua la lettura di Michele Zagaria e il suo tesoro in Romania