La devastazione del territorio dell’Agro aversano ha precise responsabilità. È inutile girarci attorno. È dall’Unità d’Italia che Terra di Lavoro prima e poi la provincia di Caserta è stata il feudo del più becero conservatorismo e opportunismo. Per antonomasia Ministeriale, poi nazionalista, poi fascista, poi democristiana. Poi arrivò la colonizzazione dei barbari scesi dal profondo nord: d’un tratto è stata per 20 anni la provincia più berlusconiana d’Italia. Dal candore della Balena bianca all’azzurro made in Casal di Principe. Un branco di pecoroni fondamentalmente. Tranne qualche lustro successivo a Tangentopoli quando le bande armate democristiane dovettero battere la ritirata per questioni di manette, l’Agro aversano è stato sempre il feudo di qualche signorotto locale che ne ha determinato le sorti politico-amministrative. Continua la lettura di L’Agro aversano, da califfato cosentiniano a roccaforte grillina