La camorra nell’Agro aversano c’è e mostra i muscoli. Qualche prima cittadino che a breve dovrà rispondere in Tribunale di turbativa d’asta e corruzione nel mese di agosto dell’anno scorso si era offeso perchè si era parlato di Gomorra. Forse pensava di fare il sindaco di un’amena cittadina della provincia di Helsinki. Aversa invece si conferma essere terra di mafia. Quella casalese. Ora come ieri. Come da 50 anni a questa parte. A finire sotto il piombo mafioso è finito ‘o minorenne. Si chiamava Nicola Picone ed era stato arrestato in passato per estorsione vicino ai casalesi la vittima dell’omicidio avvenuto lo scorso 19 ottobre alla periferia di Aversa. Era un affiliato al clan Schiavone. Fu arrestato in un blitz nel 2010 insieme ad esponenti della fazione riconducibile al capo induscusso Francesco Schiavone alias Sandokan. Le indagini sono in corso. Gli atti in questi giorni sono stati trasmessi da Napoli Nord per competenza alla Procura di Napoli. Sarà il pool dell’area casalese della Direzione Distrettuale Antimafia a fare luce sulla vicenda. Continua la lettura di Nell’Agro aversano la camorra è viva ed è in mezzo a noi
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Don Peppe Diana sacrificato sull’altare del silenzio
Un “efferato crimine” compiuto da “spietati assassini” fu il commento a freddo del Pontefice Giovanni Paolo II dopo la notizia dell’assassinio di don Peppe Diana nella sagrestia della Chiesa di San Nicola a Casal di Principe la mattina del 19 marzo del 1994. Un omicidio eccellente, opera di mani esperte. Il clan aveva alzato la posta. Quel piombo che fece stramazzare al suolo don Diana aveva un peso specifico diverso. Il clan dei casalesi era all’apice della guerra interna: gli equilibri potevano essere ristabiliti solo con un omicidio che doveva scuotere le coscienze di chi era restato a guardare, inerme, uno spettacolo indecoroso. E la parte soccombente ci riuscì. Il gruppo di Giuseppe Quadrano, legato a Enzo De Falco, ‘o fuggiasco, la vecchia guardia stragista del clan dei Mazzoni legati ad Antonio Bardellino, mise a segno il colpo. Continua la lettura di Don Peppe Diana sacrificato sull’altare del silenzio
Politica&camorra, il clan col centrodestra e Nicola Cosentino incontrò il superboss Sandokan
“Alle elezioni politiche del 1994, 1996 e 2001 il clan dei Casalesi appoggiò i partiti di centrodestra, FI, An e Udc. Poi negli anni successivi, in particolare alle elezioni provinciali del 2005, anche l’Udeur con Nicola Ferraro, che era socio di Sandokan (il boss Francesco Schiavone, ndr) e per il clan era uguale a Cosentino. Entrambi erano a disposizione del clan e per questo non hanno mai pagato nulla”. Lo ha rivelato il pentito dei Casalesi, Roberto Vargas, nel corso dell’udienza del processo “Il principe e la scheda ballerina” durante il controesame dell’avvocato di Nicola Cosentino, Agostino De Caro. Vargas chiama in causa anche gli ex parlamentari Gennaro Coronella e Italo Bocchino: “Ho sempre sostenuto personalmente Gennaro Coronella, cui sono imparentato. Ho fatto anche campagna elettorale porta a porta per lui e ricordo che nel 1994 Bocchino, allora avvocato praticante, mi aiutava a preparare le buste elettorali a casa di Coronella”. “Per Cosentino – ha concluso Vargas – invece non ho mai fatto campagna elettorale”. E qui entra in scena nuovamente Nick ‘o merican al secolo Nicola Cosentino che avrebbe incontrato il capo dei Casalesi, Francesco ‘Sandokan’ Schiavone, per parlare di appalti e politica. Ed ancora: avrebbe “chiuso” per conto del clan la tangente per la centrale termoelettrica di Sparanise (Caserta). Continua la lettura di Politica&camorra, il clan col centrodestra e Nicola Cosentino incontrò il superboss Sandokan
Camorra, politica, imprenditoria: 130 anni di carcere a boss e colletti bianchi
Appalti truccati e turbativa d’asta. Intreccio politica, mafia casalese e imprenditori-colletti bianchi. La politica e le istituzioni a braccetto con i sodali del clan dei casalesi per spartirsi la torta delle gare di appalto dei lavori pubblici. Un modus operandi noto e sotto gli occhi di tutti nella maggior parte dei comuni della terra di Gomorra. Era questo in sintesi l’impianto accusatorio dei pubblici ministeri Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio della direzione distrettuale antimafia (DDA) di Napoli nel processo Normandia a carico di numerosi imprenditori, politici e boss della mafia casalese per la spartizione di appalti nell’agro aversano e nell’alto casertano. In totale sono più di 130 anni di carcere quelli comminati a termine del processo di primo grado dai giudici della seconda sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presidente Luigi Picardi. 21 anni al figlio del boss Francesco Schiavone detto Sandokan, 21 anni e 6 mesi al boss ex latitante Antonio Iovine detto o’ninno, 12 anni a Mario Schiavone alis “bavettone”.
Condannati gli imprenditori Mariangela Capoluongo a 3 anni e 4 mesi, Michele D’Aniello a 9 anni, Oreste De Luca a 8, Vincenzo Della Volpe a 17 anni e 6 mesi, Giuseppe Diana a 3 anni. Continua la lettura di Camorra, politica, imprenditoria: 130 anni di carcere a boss e colletti bianchi