I finanzieri del comando provinciale di Latina hanno sequestrato beni per 40 milioni di euro ad un imprenditore di Villa Literno (Caserta) del settore petrolifero e immobiliare, considerato vicino al clan dei Casalesi. Secondo la Gdf, l’imprenditore liternese per oltre un ventennio ha intrattenuto relazioni stabili e continuative con la criminalità organizzata campana, considerato ‘dominus’ di numerose attività imprenditoriali. Dalle dichiarazioni plurime e convergenti di alcuni collaboratori di giustizia l’imprenditore risulta appunto collegato con esponenti del clan dei Casalesi, che fanno capo a Michele Zagaria e alla famiglia Bidognetti. A loro avrebbe corrisposto a più riprese ingenti somme di denaro attraverso il cambio di assegni che gli veniva richiesto di volta in volta: una sorta di interazione paritetica tra l’imprenditore e la consorteria criminale che si traduceva in favori e protezioni. L’attività investigativa ha consentito di chiarire, relativamente alle operazioni di cambio assegni, come venissero da lui svolte con una tale indifferenza da non preoccuparsi minimamente della provenienza illecita degli stessi così da inserire nel circuito legale contanti provenienti dai propri conti correnti. Sotto l’aspetto patrimoniale è stata individuata una evidente sperequazione tra le entrate e le uscite dell’imprenditore. Tra l’altro, spiega la Gdf, tale sperequazione ha assunto maggior valore “considerando che è frutto di patrimonializzazione occulta di ingenti capitali per contanti, attraverso l’acquisto di immobili e terreni, anche con il pagamento in nero del corrispettivo pattuito”. Nell’operazione di polizia giudiziaria sono state approfondite anche una serie di segnalazioni per operazioni sospette previste dalla normativa antiriciclaggio nelle quali sono state evidenziate numerose anomalie su movimentazioni finanziarie risultate prive di qualsiasi giustificazione. Continua la lettura di Casalesi/Sequestrati dalla finanza beni per 40 milioni di euro all’imprenditore vicino a Zagaria
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Il superkiller Setola ammette 46 omicidi, «ero sulla via del pentimento: avrei dovuto accusare tutta Casal di Principe»
“Sono colpevole dell’omicidio Noviello ma non mi pento”. Così il capo dell’ala stragista dei Casalesi Giuseppe Setola intervenuto in video-conferenza dal carcere di Milano-Opera all’udienza del processo per l’omicidio di Domenico Noviello in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il camorrista, gia’ condannato a sette ergastoli definitivi per 15 omicidi, in sede di dichiarazioni spontanee, per la prima volta si e’ autoaccusato del delitto del commerciante. Noviello fu ucciso a Castel Volturno il 16 maggio 2008. Setola inoltre ha indicato i complici. “A Massimo Alfiero diedi mandato omicidiario” dice il killer che poi accusa anche gli imputati Metello Di Bona e Luigi Tartarone, pentito. Setola inoltre afferma: “stavo facendo la scelta collaborativa ma sono tornato indietro altrimenti avrei dovuto accusare tutta Casal di Principe e mia figlia non sarebbe piu’ potuta andare a scuola a Casale. Quando avevo intenzione di collaborare – ha detto ancora Giuseppe Setola – venne da me in carcere il dottor Conzo che pero’ mi disse che ero pazzo”. In una lettera inviata alla Corte d’Assise (presidente Maria Alaia) il 21 luglio scorso, e acquisita oggi agli atti, il killer aveva già preannunciato la svolta della sua strategia difensiva. Nella lettera, Setola prima afferma di non aver commesso il delitto Noviello e poi fa capire di essere stato il mandante e chiede scusa alla famiglia “era un brav’uomo non meritava di morire”, ha scritto.
Un investigatore della Dia conferma: grazie a Cosentino i finanziamenti per il centro commerciale “Il Principe”
Un incontro avvenuto a Roma il 7 febbraio del 2006 presso la filiale di via Tiburtina della Unicredit Banca d’Impresa, tra Nicola Cosentino, il responsabile ella filiale Cristofaro Zara, suo cognato Mario Santocchio e Luigi Cesaro, sarebbe stato decisivo per lo sblocco da parte dell’istituto di credito della pratica di finanziamento alla Vian Srl per la costruzione a Casal di Principe del Centro Commerciale “Il Principe”, in cui aveva interessi il clan dei Casalesi. E’ il resoconto nell’aula del tribunale di Santa Maria Capua Vetere dell’esame dell’investigatore della Dia di Napoli, il maresciallo Carmine Sollo, teste d’accusa, l’uomo che si e’ occupato di tutte le intercettazioni telefoniche durante l’inchiesta. Nel processo, l’ex sottosegretario all’Economia e’ imputato per reimpiego di capitali illeciti. Il maresciallo narra cronologicamente al pm Fabrizio Venorio quella che e’ stata la genesi di tutta l’inchiesta. Racconta, infatti, che il primo imput investigativo sull’affare del centro commerciale si ha mentre per altri motivi stanno intercettando tutta la famiglia del boss Francesco Bidognetti. In particolare, Sollo riferisce di una intercettazione ambientale datata 19 marzo 2006 tra Giovanni Lubello, marito della figlia del boss Francesco Bidognetti, quest’ultima e una coppia di amici. Continua la lettura di Un investigatore della Dia conferma: grazie a Cosentino i finanziamenti per il centro commerciale “Il Principe”
Cassazione: Nick o’merican ancora referente dei casalesi, a casa sua politici e camorristi
Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia ed ex coordinatore azzurro della Campania, deve rimanere in custodia cautelare in carcere perchè a casa sua, fino allo scorso 15 aprile – nonostante le inchieste aperte e i processi in corso – i carabinieri del Ros hanno visto entrare politici accompagnati da persone legate alla camorra e questo indica che Cosentino e’ “ancora referente” dei casalesi e che e’ sbagliato considerarlo un “politico bruciato”. Lo sottolinea la Cassazione confermando il ripristino della detenzione. “Nell’informativa del Ros, del 15 aprile 2014 – scrive la Cassazione nella sentenza 38031 depositata oggi, udienza del 5 agosto – si evidenziava che, ad accompagnare l’assessore regionale alle attivita’ produttive della Regione Campania Fulvio Martusciello e a fare da intermediario per l’incontro, era stato tale Giuseppe Fontana, imprenditore attinto da provvedimento di interdittiva antimafia”. Queste circostanze, ad avviso dei supremi giudici, “adeguatamente” dimostrano “l’attualita’ dei rapporti del Cosentino con ambienti legati alla criminalita’ organizzata”. La Cassazione, inoltre, rileva che quando ci si occupa di Cosentino “bisogna partire dalla constatazione che su di lui grava un’imputazione di concorso esterno in associazione camorristica su cui si e’ formato, e’ opportuno ribadirlo, il giudicato cautelare”. Pertanto “allo stato risulta provato che nel tempo l’imputato ha sviato il suo potere politico in favore di un’organizzazione criminale di riconosciuta estrema pericolosita’, che non solo ha imposto con la violenza la propria supremazia nel suo ambito territoriale di operativita’, ma ha anche devastato il territorio con l’abusivo smaltimento di rifiuti tossici, con conseguenti effetti negativi sull’economia della zona e la salute di quanti vi abitano”. Continua la lettura di Cassazione: Nick o’merican ancora referente dei casalesi, a casa sua politici e camorristi
La camorra chiama, Lusciano risponde. Tragicommedia dell’affarismo politico nella terra di nessuno
Terra di Lavoro e camorra. Un binomio a dir poco inscindibile. Terra di Gomorra, terra di intrallazzi, opposizione e maggioranza esaurite nel controllo di eventuali momenti di patologia nell’esercizio dell’azione amministrativa. Lusciano terra di conquista, terra di camorra. Consiglieri di opposizione che di giorno in una farsa da cinematografo vestono i panni di paladini della giustizia sociale, firmano interpellanze consiliari, inviano missive in Prefettura, minacciano esposti in Procura, attaccano manifesti gridando allo scandalo, si espongono alla berlina del buon governo sulla stampa “amica” e complice; di sera trattano con l’imprenditore, già schiavo del sistema criminal-mafioso, a suon di piccioli. Vergogna italica? Scandalo della provincia meridionale? A cadere nella rete dell’antimafia napoletana una banda di spregiudicati pseudo amministratori comunali, tecnici col vizietto dell’affaruccio sottobanco, imprenditori border line, financo un parlamentare della Repubblica delle banane, al secolo Luigi Cesaro, alias Gigino la polpetta. Attribuzione pilotata della gara d’appalto per il Piano degli Insediamenti Produttivi di LUSCIANO, il rilascio di autorizzazioni e documenti amministrativi riguardanti il Piano di Edilizia Economica e Popolare (PEEP), alla progettazione definitiva, la costruzione e la gestione di un Centro Sportivo Natatorio Polivalente. Queste in sostanza la materia del contendere: due gare d’appalto milionarie, un concorrente scomodo da estromettere a ogni costo, un incontro con i boss dei Casalesi raccontato da un imprenditore colluso, oggi collaboratore di giustizia. Verte su questo l’inchiesta della Dda di Napoli per la quale una richiesta di arresto nei confronti del deputato di Forza Italia Luigi Cesaro. Continua la lettura di La camorra chiama, Lusciano risponde. Tragicommedia dell’affarismo politico nella terra di nessuno