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Intrallazzi e potere politico, il telefono bollente di Nicola Cosentino

«Ma io non faccio politica, voglio risolvere prima i miei guai giudiziari». Il telefono è bollente, squilla a qualsiasi ora del giorno e della notte, non importa se l’intestatario si chiami Nicola Cosentino ed sia agli arresti domiciliari. Amici, colleghi di partito, simpatizzanti, sindaci d’aria centrodestra lo cercano, via telefono e via sms. Tutti a rincorrere il potente Nicola, Nick o’merican, il casalese che riesce ad aprire gli scrigni più segreti, a giocare partite a più tavoli delle trattative politiche, regionali, nazionali e locali, il vero punto di riferimento per il centrodestra, dai sottosegretari ai consiglieri regionali, dai parlamentari “cosentiniani” agli editori di quotidiani online. I tabulati telefonici parlano chiaro, Nicola non rifiutava nessuno, in tempo di “guerra” bisogna rispondere a tutti, la disponibilità è il requisito per restare nell’agone per un politico di razza, per un vero pezzo da novanta come l’ex settosegretario all’Economia. Quando si tratta di dispensare consigli e dettare la linea, per suggerimenti, consigli ed orientamenti, Forza Italia (sì, no, forse), poi Forza Campania, eppoi le commissioni comunali, i comuni dei sindaci amici, le amministrazioni “da controllare”, tutti alla greppia e ai piedi dell’uomo più potente della Campania, colui che ha avuto il potere di vita o di morte politica sugli uomini del centrodestra campano, non disdegnando accordi sottobanco con interi apparati del centrosinistra bassoliniano e campano. «Lo so che stai messo in croce, però io avrei bisogno di consigli, domani ci possiamo incontrare un poco? Io ho due problemi… quello del Segretario Generale che lo devo cambiare… e poi oggi pomeriggio alle cinque ho questo incontro con questi scemi là, io comunque vado perché noi siamo Forza Italia, giusto» – parola di Tonino De Angelis, sindaco in carica di Marcianise in una delle 150 telefonate intercorse tra i due. Continua la lettura di Intrallazzi e potere politico, il telefono bollente di Nicola Cosentino

Nicola Cosentino resta in carcere e intanto aveva le chiavi della Reggia di Caserta

Nick o’merican, al secolo Nicola Cosentino, che era potente davvero lo sanno anche le pietre, ma che un Prefetto della Repubblica dia al casalese le chiavi di un ingresso laterale della Reggia di Caserta dimostra la sua ferocia (le chiavi furono consegnate quando Cosentino era sottosegretario e quindi in un periodo successivo all’epoca del presunto incontro in prefettura – dichiara il legale Stefano Montone – nda). I Cosentinos nelle pubbliche amministrazioni si sono rivelati molto abili ed astuti, dai prefetti ai funzionari regionali e comunali, tutti indiscriminatamente al loro servizio. Oggi arriva la stangata pre-pasquale, il Riesame ha confermato la custodia in carcere per l’ex sottosegretario  Cosentino, accusato di estorsione e illecita concorrenza aggravata dal metodo mafioso nell’ambito dell’inchiesta su un presunto monopolio nella distribuzione dei carburanti nel Casertano. Il provvedimento è stato depositato nel pomeriggio.

Nick o'merican podista nella Reggia di Caserta
Nick o’merican podista nella Reggia di Caserta

Una curiosità dell’udienza di ieri al Tribunale del Riesame a Napoli chiamato a decidere sulla richiesta di scarcerazione: non c’erano abbastanza agenti di Polizia penitenziaria e l’ex deputato Cosentino non poteva sedere al fianco dei propri avvocati, è rimasto nell’area delimitata dalle sbarre. I legali dell’ex parlamentare avevano chiesto che all’ imputato fosse concesso di sedere accanto a loro per esaminare i nuovi atti depositati dai pm Antonello Ardituro e Fabrizio Vanorio. Continua la lettura di Nicola Cosentino resta in carcere e intanto aveva le chiavi della Reggia di Caserta

La Santabarbara del clan Bidognetti in un garage di Castel Volturno

Nei giorni scorsi sono finiti in manette quattro affiliati responsabili di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Questa mattina la Squadra Mobile di Caserta ha sequestrato un micidiale ed efficientissimo arsenale e ha tratto in arresto il suo insospettabile custode. I poliziotti agli ordini di Alessandro Tocco, a seguito di perquisizione presso l’abitazione di Noviello Emilio, 53enne di Castel Volturno, hanno sequestrato un vero arsenale da guerra che fa temere il peggio per la prossima estate, due pistole – un revolver cal. 38 ed una semi-automatica cal. 7.65 -; un fucile d’assalto marca SIG, un mitra Skorpion cal. 7.65, un mitra HeKler & Koch cal. 9, del tipo in dotazione alle forze di polizia speciali, ed un fucile da caccia a pompa, oltre a centinaia di cartucce. Le armi erano nascoste nel garage dell’abitazione, accuratamente occultate sotto decine di pedane in legno e tra l’attrezzatura dello stabilimento balneare (lido Birbante sito in Destra Volturno) gestito dal Noviello, che annovera lievi precedenti per contrabbando di tabacchi ed invasione di terreni. L’uomo è stato arrestato per detenzione illegale di armi comuni, da guerra e clandestine. Verosimilmente le armi sono riconducibili al clan Bidognetti, storicamente egemone nel comprensorio domiziano.

L’Italia dei veleni. Scoperti traffici illeciti di rifiuti Campania-Puglia

Per chi vive nella cosidetta Terra dei Fuochi è un film già visto. I protagonisti sono sempre loro, spietati imprenditori del settore dei rifiuti con la complicità di autotrasportatori al soldo delle fazioni criminali. Quella di ieri mattina è stata un’operazione interforze che ha coinvolto più di 100 uomini del Nucleo Operativo Ecologico di Bari del Comando Carabinieri Tutela per l’Ambiente, del Comando Provinciale Carabinieri di Foggia e della Direzione Investigativa Antimafia di Bari, che conclude importante ed articolata operazione di Polizia Giudiziaria denominata “BLACK LAND” che, ha interessato le province di Foggia, Barletta-Andria-Trani, Avellino, Caserta, Salerno, Benevento, Potenza e Campobasso. Nel corso dell’operazione è stata eseguita ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere, emessa a carico di quattordici persone ritenute responsabili, tra gli altri, del reato ex art. 260 D. Lvo 152/2006 (attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti) e il sequestro preventivo di aziende, aree ed uffici coinvolti nell’attività illecita e numerosi veicoli anche pesanti di proprietà delle ditte coinvolte per un valore totale di 25 milioni di euro. L’attività, iniziata nel marzo 2013, nasce grazie a criticità emerse incrociando sofisticati data base ambientali che monitorano il territorio in relazione alle ditte che operano nel settore della gestione dei rifiuti. Continua la lettura di L’Italia dei veleni. Scoperti traffici illeciti di rifiuti Campania-Puglia

“Non ho ucciso nessuno”, parola del killer stragista Giuseppe Setola

«Mi pento per non essere stato un buon marito e un buon padre, per il resto risponderò a Dio perchè non ho commesso alcuno dei fatti per i quali sono stato condannato». Lo ha dichiarato il capo dell’ala stragista del clan dei Casalesi Giuseppe Setola, rispondendo alle domande del pm della Dda di Napoli Alessandro Milita durante l’udienza del processo in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere per l’omicidio dell’imprenditore Domenico Noviello, avvenuto a Castel Volturno il 16 maggio 2008. Atmosfera più distesa oggi, dopo le schermaglie con il magistrato che hanno caratterizzato la scorsa udienza; gli unici momenti di tensione si sono verificati quando il pm ha chiesto al killer, già condannato con sette ergastoli definitivi per 15 omicidi su 18 avvenuti nel Casertano tra il maggio e il dicembre 2008, tra cui la strage degli immigrati, se i suoi problemi alla vista erano aumentati negli ultimi anni. «Da anni ho l’occhio sinistro spento – ha spiegato Setola – che mi permette di distinguere solo la luce e nulla più mentre all’occhio destro vedo pochissimo». «Allora come faceva a fare il capo se non vede?», domanda il pm, che poi chiede a bruciapelo all’imputato: «Ma lei se si copre l’occhio sinistro mi vede?». «Dottò, siamo davanti ad una Corte, mica potete farmi la visita oculistica qui». Continua la lettura di “Non ho ucciso nessuno”, parola del killer stragista Giuseppe Setola