Il rampollo della famiglia Schiavone, il primogenito Nicola inizia a mietere le prime “vittime”. Da qualche mese ha iniziato a collaborare con la Giustizia. Interrogatori su interrogatori. Un fiume in piena. Al momento centinaia di pagine di verbali con dichiarazioni etero e auto accusatorie la cui fondatezza è al vaglio degli inquirenti. Alla Procura distrettuale Antimafia di Napoli è un pool intero di magistrati a lavorarci. Decine i filoni d’inchiesta che potrebbero aprire profondi squarci tra le sacche di resistenza di coloro che ancora hanno fiducia e come riferimento lo spietato clan dei casalesi. Omicidi, traffici illeciti, estorsioni. Pane quotidiano per colui che ha retto le sorti dell’esercito del male made in Casal di Principe per qualche lustro. Nicola Schiavone aveva un nome e una stirpe da difendere. Gli “agganci” con alcuni politici che hanno fatto parte dell’amministrazione comunale di Santa Maria Capua Vetere e il legame, stretto, con diversi imprenditori disposti a pagare tangenti al clan pur di aggiudicarsi gli appalti banditi dal Comune sammaritano. Continua la lettura di L’area griglia dell’imprenditoria del Male
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Ingerenze dei casalesi negli appalti all’ospedale di Caserta, 24 arresti tra politici e colletti bianchi
Giacca e cravatta, sempre impeccabile, ossequiato da tutti, lo si vedeva puntuale ogni mattina aggirarsi per i corridoi con l’aria di chi comanda e sa farsi rispettare. E per quanto in quell’ospedale non rivestisse alcun ruolo, il geometra Francesco Zagaria faceva valere il peso di un cognome che a Caserta e dintorni incute timore: era lui infatti che decideva tutto, curava i rapporti con politici e amministratori, stabiliva a chi assegnare gli appalti e le quote che dovevano essere versate alla famiglia. Cognato della ex primula rossa dei Casalesi Michele Zagaria, rappresenta la figura centrale dell’inchiesta della Dda di Napoli che ha portato oggi all’esecuzione di 24 ordinanze di custodia (10 in carcere e 14 ai domiciliari) – con accuse che vanno dall’associazione mafiosa, corruzione, turbativa d’asta e abuso ufficio – a conclusione di una indagine sugli appalti truccati all’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. Le indagini della Dia, coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dai pm Antonello Ardituro (ora al Csm) e Alessandra Lucchetta, hanno svelato che l’ospedale era sotto il dominio pieno e incontrollato della cosca degli Zagaria, fazione del clan dei Casalesi del comune di Casapesenna. I magistrati parlano di “una pervasiva e consolidata rete di connivenze e collusioni, sotto la regia dei boss della camorra casertana, tra appartenenti al mondo della pubblica amministrazione, della politica e dell’imprenditoria”. Continua la lettura di Ingerenze dei casalesi negli appalti all’ospedale di Caserta, 24 arresti tra politici e colletti bianchi
Appalti Trenitalia e Consip, l’ex parlamentare berlusconiano Alfonso Papa di nuovo al gabbio
Nuovo arresto per l’ex parlamentare Pdl Alfonso Papa. I militari del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Napoli hanno eseguito un’ordinanza emessa dal gip di Napoli applicativa della custodia cautelare in carcere per Alfonso Papa e ai domiciliari per Giovanni Papa, padre dell’ex parlamentare. Ad entrambi sono contestate più condotte di concussione per induzione, ora “indebita induzione a corrispondere denaro e altre utilità”, realizzate con riferimenti agli imprenditori Angelo e Roberto Grillo, operanti nel settore dei servizi di pulizia e arrestati nelle scorse settimane. I Grillo “erano titolari di una società destinataria, all’epoca dei fatti, di interdittiva antimafia adottata dalla Prefettura di Caserta – ricorda il procuratore aggiunto Alfonso D’Avino – per gli accertati rapporti tra la famiglia Grillo e soggetti appartenenti e comunque contigui al clan camorristico Belforte di Marcianise”. Alfonso Papa, in qualità di parlamentare, membro della Commissione Giustizia della Camera e della Commissione parlamentare antimafia negli anni 2009 e 2010, avrebbe indotto i Grillo (in particolare Angelo Grillo è stato arrestato ieri per la seconda volta nell’ambito dell’inchiesta su una speculazione edilizia a Marcianise. Era già coinvolto in altre inchieste, come quella sugli appalti concessi dall’Asl di Caserta alle sue ditte, ed è attualmente detenuto a Parma (in regime di 41 bis) per concorso esterno in associazione camorristica – nda) a cedere alle sua richieste di denaro prospettando che, anche in forza dei suoi legami con i più alti livelli della pubblica amministrazione e degli enti partecipati, avrebbe garantito “la sua protezione e il suo intervento risolutivo sul Consiglio di Stato, presso il quale pendeva la procedura proposta dai Grillo contro la decisione del Tar Campania che, in prima istanza, aveva rigettato il ricorso contro l’interdittiva antimafia, gravame poi effettivamente accolto dal Consiglio di Stato”. Continua la lettura di Appalti Trenitalia e Consip, l’ex parlamentare berlusconiano Alfonso Papa di nuovo al gabbio
Una cubana in cambio di appalti. Sesso e potere in terra di Gomorra
Una prostituta cubana per facilitare la ditta del clan: la avevano procurata gli uomini del clan Belforte a un ingegnere dell’ufficio di igiene urbana del Comune di Santa Maria a Vico, nel casertano, finito stamattina in manette. I reati ipotizzati sono turbata libertà degli incanti, abuso d’ufficio, corruzione e sfruttamento della prostituzione, aggravati dal metodo mafioso. Fra le persone arrestate, amministratori e dirigenti pubblici del Comune di Santa Maria a Vico, l’ingegnere Pio Affinita, l’assessore all’Ambiente, Savinelli Ernesto e Piscitelli Angelo, colonnello dell’Esercito Italiano in servizio a Maddaloni cognato dell’assessore Savinelli. “Tieni presente che ogni stabilimento di quello (Nicola Ferraro – nda), paga dai 2000 ai 3000 euro al mese, perchè gli conviene in quanto non fanno nessuna raccolta differenziata” parola di Angelo Grillo, imprenditore colletto bianco, ras dei rifiuti legato al clan Belforte di Marcianise. Il sistema generale era perfetto: pecunia non olet, pagare anche ai politici per evitare problemi oltre che dividere i proventi con i clan. Il sistema Grillo funzionava, l’impresa di raccolta e smaltimento rifiuti Fare L’Ambiente Spa di Ciampino lavorava a Marcianise come a Santa Maria a Vico e in molti altri comuni del casertano.
“Lui ha accettato un accordo con i Belforte nel quale si sente più autonomo: paga la sua tangente ed in cambio ottiene benefici, tanto da essere legittimato a protestare nel caso in cui la controprestazione non sia assicurata” – raccontano i collaboratori di giustizia e le intercettazioni nell’ordinanza firmata dal Gip di Napoli, Isabella Iaselli (il giudice che firmò la settimana scorsa il terzo arresto di Nicola Cosentino – nda). Continua la lettura di Una cubana in cambio di appalti. Sesso e potere in terra di Gomorra
Camorra, politica, imprenditoria: 130 anni di carcere a boss e colletti bianchi
Appalti truccati e turbativa d’asta. Intreccio politica, mafia casalese e imprenditori-colletti bianchi. La politica e le istituzioni a braccetto con i sodali del clan dei casalesi per spartirsi la torta delle gare di appalto dei lavori pubblici. Un modus operandi noto e sotto gli occhi di tutti nella maggior parte dei comuni della terra di Gomorra. Era questo in sintesi l’impianto accusatorio dei pubblici ministeri Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio della direzione distrettuale antimafia (DDA) di Napoli nel processo Normandia a carico di numerosi imprenditori, politici e boss della mafia casalese per la spartizione di appalti nell’agro aversano e nell’alto casertano. In totale sono più di 130 anni di carcere quelli comminati a termine del processo di primo grado dai giudici della seconda sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presidente Luigi Picardi. 21 anni al figlio del boss Francesco Schiavone detto Sandokan, 21 anni e 6 mesi al boss ex latitante Antonio Iovine detto o’ninno, 12 anni a Mario Schiavone alis “bavettone”.
Condannati gli imprenditori Mariangela Capoluongo a 3 anni e 4 mesi, Michele D’Aniello a 9 anni, Oreste De Luca a 8, Vincenzo Della Volpe a 17 anni e 6 mesi, Giuseppe Diana a 3 anni. Continua la lettura di Camorra, politica, imprenditoria: 130 anni di carcere a boss e colletti bianchi