La Cassazione ha confermato sei ergastoli al boss stragista del clan dei casalesi. Giuseppe Setola è ancora sotto processo per altri tre agguati in cui furono uccise quattro persone: si tratta di quello al titolare di una scuola guida, Domenico Noviello, trucidato da decine di colpi il 16 maggio del 2008 in località Baia Verde di Castel Volturno (Caserta);
l’11 luglio, nel Lido “La Fiorente” di Varcaturo, venne ammazzato Raffaele Granata, 70 anni, gestore dello stabilimento balneare e padre del sindaco di Calvizzano (anche lui reticente alle richieste di pizzo); il 12 settembre, a San Marcellino, furono invece uccisi Antonio Ciardullo (titolare di una ditta di trasporti) e il suo dipendente Ernesto Fabozzi. Oltre che di Umberto Bidognetti, Setola è stato ritenuto responsabile di altri sei omicidi avvenuti tutti nel 2008 (periodo stragista) nel Casertano: due albanesi sono stati uccisi il 4 agosto a Castel Volturno mentre erano seduti ai tavolini di un bar (Ziber Dani, di anni 40, e Arthur Kazani, di 36 anni); il 21 agosto, a San Marcellino, muore ammazzato Ramis Doda, 25 anni, davanti al “Bar Freedom”. I tre albanesi, arrotondavano con lo spaccio, ma avevano il permesso di soggiorno e lavoravano nei cantieri come muratori e imbianchini. La sera del 18 settembre, a Castel Volturno, ancora in località Baia Verde, Antonio Celiento, 53 anni, fratello di un affiliato alla fazione Schiavone dei Casalesi, muore crivellato da 60 colpi nella sala giochi di cui è titolare. Altri due omicidi, Setola, li mette a segno nel mese di ottobre di quell’anno: uno riguarda Stanislao Cantelli, zio dei collaboratori di giustizia Luigi e Alfonso Diana (ucciso il 5 ottobre) e l’altro Lorenzo Riccio, ragioniere di un’agenzie di trasporti funebri di Giugliano in Campania (Napoli), ammazzato il 2 ottobre, perché il suo titolare, 15 anni prima, aveva testimoniato contro il boss Francesco Bidognetti.