Chiedevano il pizzo “classico” ai commercianti ma vista la crisi del clan dei casalesi, ridotto ai minimi termini da arresti e pentimenti, non disdegnavano di farsi pagare dai pusher e dai raccoglitori di pigne. Ciò da quanto emerge dall’ultima indagine della Dda di Napoli sul clan della mafia casertana che oggi ha portato in cella, su ordine del gip Pietro Carola, nove persone. A finire in manette anche i capi del gruppo, Dionigi Pacifico, 53 anni, imparentato con la famiglia camorristica De Falco, e soprattutto il pruripregiudicato Gaetano Cerci, 50 anni, che alcuni anni fa, quando il clan ancora dettava legge, era il punto di riferimento nel lucroso settore dello smaltimento illecito dei rifiuti, una sorta di “vicerè” legatissimo da vincolo di parentela al superboss Francesco Bidognetti, alias Cicciotto e’ mezzanotte. Negli anni ’90 Cerci fu coinvolto in un’indagine sulla loggia massonica P2, poi con il crollo dell’impero casalese è divenuto negli ultimi anni il punto riferimento di un gruppo di estorsori che chiedeva il pizzo a tutti pur di raggranellare qualcosa. Continua la lettura di Estorceva il pizzo ai pusher, in cella il bidognettiano Gaetano Cerci
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I rifiuti campani nelle discariche pugliesi. Il traffico transfrontaliero non si arresta
Nel distretto di Bari “abbiamo trovato e continuiamo a trovare rifiuti tombati provenienti dalla Campania”. Lo ha detto il pm barese Renato Nitti, commentando i dati del rapporto Ecomafia 2015 di Legambiente presentato questa mattina a Bari. Nitti ha sottolineato, pero’, che sono “pochissimi i casi accertati di infiltrazioni di organizzazioni mafiose negli illeciti ambientali scoperti sul nostro territorio”. Una delle piu’ importanti indagini del 2014 riguarda proprio un traffico organizzato di rifiuti dalla Campania in Puglia, l’operazione ‘black land’, con migliaia di tonnellate di rifiuti speciali non trattati, provenienti da impianti di compostaggio e di stoccaggio e smaltiti illecitamente nel Foggiano. Continui gli accertamenti che hanno consentito di scoprire rifiuti pericolosi e non, tombati in diverse localita’: in una ex cava sita a Grottelline in agro di Spinazzola (Ba), nel Torrente Picone, in agro di Sannicandro di Bari, in area sottoposta a vincolo paesaggistico, e in localita’ Santa Fara nel Comune di Bari, dove e’ stato trovato anche amianto frantumato. Continua la lettura di I rifiuti campani nelle discariche pugliesi. Il traffico transfrontaliero non si arresta
Carmine Schiavone assassinato di Stato, parola del radicale Marco Pannella
“C’e’ un morto, si chiama Carmine Schiavone, credo assassinato di Stato pochi giorni fa, perche’ questo capo camorra, questo assassino si e’ pentito davvero, ha raccontato quello che ha fatto di peggio, di strage, la strage e’ reato di pericolo”: cosi’ Marco Pannella intervenendo oggi a Montelupo Fiorentino dal palco del XV congresso dell’Associazione Radicale Fiorentina Andrea Tamburi. “Questo qui si accorge che facendo il suo mestiere di assassino, di camorrista, ma con delle regole, ha contribuito ad infestare non solo l’intera terra dei fuochi ma per dieci anni, dodici, con l’aiuto e per richiesta dello stato, a riempire e a fare di quei luoghi strage, perche’ la strage e’ un reato di pericolo, e’ quella che si prepara e viene. Oggi lui ci ha raccontato in modo chiaro dove sono stati sepolti rifiuti tossici, luogo per luogo, sito per sito, indicando anche la provenienza dalle singole industrie, e lui, pentito davvero, l’ha raccontato. E’ quello che ha voluto riparare il male che aveva concorso a fare. Prima non aveva cultura ecologica, poi se l’e’ creata, ha detto dove sono state seppellite tonnellate di veleni, con i riscontri delle realta’ tumorali in quelle zone, Campania, Basilicata, Puglia, un disastro. Continua la lettura di Carmine Schiavone assassinato di Stato, parola del radicale Marco Pannella
I clandestini e le rotte dei rifiuti tossici, il business delle navi a perdere
Quella della Blue Sky M alla deriva nello Ionio con quasi mille migranti clandestini curdi e siriani attraccata nel Salento (nel porto di Gallipoli – nda) è una storia già vista. Negli anni ’80 e ’90 quella battuta dalla nave cargo era la rotta dei traffici di rifiuti tossici e pericolosi tra l’Italia e il Medio Oriente passando per l’Est Europa (Siria, Romania, Turchia, Albania, Iraq, Bulgaria, Urss). Ogni migrante ha pagato all’incirca 4500 euro per l’attraversamento del Mediterraneo alla ricerca dell’agognata democrazia (?) e libertà (?) occidentale scappando dalle guerre e dalla fame. La nave Blue Sky M, battente bandiera moldava, era di proprietà di un’azienda romena, la Info Market di Costanza, fino a due settimane fa. “Ho preso contatti con la titolare dell’azienda, al momento all’estero, la quale mi ha riferito che ha venduto la nave due settimane fa ad un cittadino siriano”, ha riferito all’agenzia di stampa romena Mediafax Adrian Mihălcioiu, leader del Sindacato Libero dei Marinai di Costanza sul Mar Nero. Nelle ultime ore il mistero della Blue Sky M si infittisce sempre di più e concentra l’epicentro del traffico di clandestini e delle navi a perdere proprio nel Mar Nero, proiettando la Romania del neo presidente Klaus Ioannis, la Moldavia e la Turchia in un vortice di interessi illegali. Come riferisce uno dei maggiori quotidiani romeni Jurnalul National, ci sarebbero in corso delle “indagini su delle operazioni di navi mercantili nel Mar Nero, dove il cambio di bandiere e armatori diventa un business sempre più nebuloso”. La nave cargo costruita nel porto di Amburgo nel 1976, dal 2013 risulta registrata a Giurgiulesti in Moldavia. La sede principale della società che ha come oggetto sociale il trasporto di merce non alimentare è in via Stefan Mihaileanu n. 68, lo stesso dell’abitazione dei proprietari Marian Stanciu e Pauline Stanciu, avendo rispettivamente il 75 e il 25 % delle azioni della Srl di Costanza. Continua la lettura di I clandestini e le rotte dei rifiuti tossici, il business delle navi a perdere
Ecomafie/L’ex pm Raffaele Cantone: “I rifiuti il settore più inquinato dalle mafie. Chiesto il commissariamento della Ecocar”
Quello della gestione dei rifiuti è “il settore più inquinato” dalla criminalità organizzata e quello con “il più alto numero di interdittive antimafia. Interdittive che riguardano rapporti con le organizzazioni criminali nella regioni del Sud, ma non solo. Tale presenza legata anche agli ampi margini di guadagno”. Lo ha detto il presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone in audizione alla commissione parlamentare sulle Ecomafie. Nel corso dell’audizione, come sintetizza una nota della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Cantone ha ribadito lo stretto legame che esiste tra la criminalità organizzata e il settore dei rifiuti, che ha interessato anche esperienze di società miste pubblico-private. Il presidente dell’Anticorruzione si è poi soffermato sul tema delle bonifiche e sulla necessità di individuare il giusto equilibrio tra semplificazione e trasparenza. E ha sottolineato, inoltre, come sia stata corretta la scelta del governo di centralizzare alcuni interventi, come quello della bonifica dell’area di Bagnoli. Il magistrato si è soffermato anche sull’uso del sistema delle white list nell’aggiudicazione degli interventi nel settore ambientale, auspicando che tra i motivi di esclusione delle imprese siano ricompresi i reati ambientali – in alcuni casi anche contravvenzioni – e la corruzione. Continua la lettura di Ecomafie/L’ex pm Raffaele Cantone: “I rifiuti il settore più inquinato dalle mafie. Chiesto il commissariamento della Ecocar”