Nel distretto di Bari “abbiamo trovato e continuiamo a trovare rifiuti tombati provenienti dalla Campania”. Lo ha detto il pm barese Renato Nitti, commentando i dati del rapporto Ecomafia 2015 di Legambiente presentato questa mattina a Bari. Nitti ha sottolineato, pero’, che sono “pochissimi i casi accertati di infiltrazioni di organizzazioni mafiose negli illeciti ambientali scoperti sul nostro territorio”. Una delle piu’ importanti indagini del 2014 riguarda proprio un traffico organizzato di rifiuti dalla Campania in Puglia, l’operazione ‘black land’, con migliaia di tonnellate di rifiuti speciali non trattati, provenienti da impianti di compostaggio e di stoccaggio e smaltiti illecitamente nel Foggiano. Continui gli accertamenti che hanno consentito di scoprire rifiuti pericolosi e non, tombati in diverse localita’: in una ex cava sita a Grottelline in agro di Spinazzola (Ba), nel Torrente Picone, in agro di Sannicandro di Bari, in area sottoposta a vincolo paesaggistico, e in localita’ Santa Fara nel Comune di Bari, dove e’ stato trovato anche amianto frantumato. Continua la lettura di I rifiuti campani nelle discariche pugliesi. Il traffico transfrontaliero non si arresta
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Scavi nella discarica segnalata da Schiavone nel ’95, dai rifiuti cimiteriali alle sacche di sangue
Fanghi provenienti probabilmente dalla pulizia dei Regi Lagni, rifiuti dell’attività edile, stradale e di origine urbana, cimiteriale e ospedaliera, sono stati rinvenuti in un terreno (Masseria Simeone), appartenuto alla famiglia di medici Del Genio di San Cipriano d’Aversa, dietro lo stadio a Casal di Principe durante gli scavi eseguiti dal Corpo Forestale dello Stato (Comando Provinciale di Napoli) su delega della Dda partenopea, che sta indagando da tempo sui rifiuti interrati dal clan dei Casalesi. L’attivita’ di indagine e’ partita in seguito alle dichiarazioni di alcuni pentiti di vecchia data, tra cui Carmine Schiavone, morto a febbraio dello scorso anno. Gli scavi, iniziati sette giorni fa in un terreno privato nei pressi dello stadio di Casal di Principe ubicato tra campi coltivati e confinante con un pioppeto, sono effettuati dalle ruspe dei vigili del fuoco; nell’area c’era una discarica riempita quasi 30 anni fa con materiale proveniente dai lavori della vicina superstrada Nola-Villa Literno. Continua la lettura di Scavi nella discarica segnalata da Schiavone nel ’95, dai rifiuti cimiteriali alle sacche di sangue
Stanato in Brasile il “superpentito” e boss sanguinario Pasquale Scotti
L’Interpol e gli uonini della Polizia di Napoli hanno rintracciato ed arrestato il superlatitante Pasquale Scotti nel pomeriggio di oggi in Brasile. “Pasqualino ‘o collier”, chiamato così per aver donato un collier di 30 milioni alla fidanzata di Raffaele Cutolo, si nascondeva a Recife in Brasile e usava il nome di Francisco de Castro Visconti. Aveva due figli e una moglie. Torno alla sera del 24 dicembre del 1984. Era rinchiuso in un reparto dell’ultimo piano dell’ospedale di Caserta. Con attrezzi, ed una fune, fattigli pervenire non si sa come, riuscì a segare le sbarre della finestra e, poi, a calarsi giù fino al primo piano dal quale saltò sulla strada dove alcuni complici erano ad attenderlo con una vettura. Era stato portato nell’Ospedale casertano da una “prigione segreta” – forse una caserma dei carabinieri o della polizia – nella quale era custodito, perché secondo indiscrezioni dell’epoca “superpentito”. Aveva, infatti, ricevuto molte minacce. Scotti era stato uno dei più sanguinari “capi-zona” di Raffaele Cutolo in Campania. Nella zona di Caivano, dove era stato catturato, aveva imposto con il terrore la sua presenza: saccheggi, estorsioni, tentativi di omicidio non si contavano. Continua la lettura di Stanato in Brasile il “superpentito” e boss sanguinario Pasquale Scotti
Carmine Schiavone assassinato di Stato, parola del radicale Marco Pannella
“C’e’ un morto, si chiama Carmine Schiavone, credo assassinato di Stato pochi giorni fa, perche’ questo capo camorra, questo assassino si e’ pentito davvero, ha raccontato quello che ha fatto di peggio, di strage, la strage e’ reato di pericolo”: cosi’ Marco Pannella intervenendo oggi a Montelupo Fiorentino dal palco del XV congresso dell’Associazione Radicale Fiorentina Andrea Tamburi. “Questo qui si accorge che facendo il suo mestiere di assassino, di camorrista, ma con delle regole, ha contribuito ad infestare non solo l’intera terra dei fuochi ma per dieci anni, dodici, con l’aiuto e per richiesta dello stato, a riempire e a fare di quei luoghi strage, perche’ la strage e’ un reato di pericolo, e’ quella che si prepara e viene. Oggi lui ci ha raccontato in modo chiaro dove sono stati sepolti rifiuti tossici, luogo per luogo, sito per sito, indicando anche la provenienza dalle singole industrie, e lui, pentito davvero, l’ha raccontato. E’ quello che ha voluto riparare il male che aveva concorso a fare. Prima non aveva cultura ecologica, poi se l’e’ creata, ha detto dove sono state seppellite tonnellate di veleni, con i riscontri delle realta’ tumorali in quelle zone, Campania, Basilicata, Puglia, un disastro. Continua la lettura di Carmine Schiavone assassinato di Stato, parola del radicale Marco Pannella
Morto Carmine Schiavone, il boss che si pentì di essere passato dalla parte dello Stato
“Il nostro era un clan di Stato: noi facevamo i sindaci in tutti e 104 i comuni della provincia di Caserta. Noi potevamo fare tutto”. Non era un pentito qualsiasi, Carmine Schiavone: il boss che teneva l’amministrazione dei casalesi, morto con ogni probabilità d’infarto in un letto di ospedale nell’alto Lazio, è stato il primo a svelare i traffici del più potente clan camorristico e, soprattutto, a raccontare come e quando la provincia di Caserta è stata trasformata in un’immensa discarica dove accogliere ogni tipo di rifiuto tossico. Omicidi, guerre tra clan, collegamenti con le altre organizzazioni criminali, rapporti tra politica e camorra, infiltrazioni nell’economia, traffico di rifiuti: le parole di Schiavone, raccolte in decine e decine di verbali a partire dal maggio del 1993, hanno pressochè smantellato un sistema che andava avanti da decenni e hanno portato, due anni dopo, al maxi blitz (Operazione Spartacus) contro i casalesi che fece finire in cella 136 persone. Dissero che si pentì perché sospettava che qualcuno all’interno del clan lo avesse tradito, dopo un’evasione dai domiciliari. Fatto sta che le sue dichiarazioni al processo furono la base per una pioggia di condanne, tra cui quelle per suo cugino Francesco “Sandokan” Schiavone, Francesco Bidognetti cicciotto ‘e mezzanotte e Michele Zagaria alias capastorta, la cupola del clan. “La sua collaborazione fu fondamentale – racconta oggi il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, che nel 1993 raccolse le parole di Schiavone e sostenne l’accusa al processo – fu il primo esponente del clan che ha aperto uno squarcio sul sistema criminale creato dai casalesi e l’unico che davvero ci ha aiutato a capire una realtà in cui accanto alla forza militare c’era una rilevante forza economico-imprenditoriale”. Continua la lettura di Morto Carmine Schiavone, il boss che si pentì di essere passato dalla parte dello Stato