Sull’esistenza della pen drive “siamo ragionevolmente certi; come e in quali circostanze si sia verificato questo passaggio non e’ dato purtroppo sapersi. Cosi’ il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Colangelo, in audizione in Commissione Antimafia, sulla pen drive che sarebbe stata trafugata dal bunker sotterraneo dove il boss dei Casalesi Michele Zagaria e’ stato arrestato il 7 dicembre 2011. “Non abbiamo individuato l’autore, ma non riteniamo chiusa la faccenda e sono in corso una serie di indagini”. Le indagini, ha sottolineato il procuratore, “puntano a individuare ruoli e passaggi che si sono verificati”. “La pen drive – ha spiegato Colangelo – non l’abbiamo trovata. Riteniamo tuttavia avesse una notevole importanza: fu pagato un prezzo ingente per il passaggio, si parla di 50 mila euro, e vennero coinvolte una serie di persone pur di portarla fuori”. “Cosa contenesse – ha aggiunto Colangelo – non e’ dato saperlo: c’e’ chi ipotizza indicazioni di tipo patrimoniale, chi l’esistenza dell’organigramma dell’associazione di Zagaria, chi la lista dei soggetti esterni al clan ma a lui vicini, come imprenditori a cui fare ricorso. Sono pero’ tutte ipotesi. Al momento non riteniamo la partita sia del tutto chiusa. Continua la lettura di Procuratore Colangelo, certi dell’esistenza della pen drive del boss Michele Zagaria
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Sequestrato il tesoro di Grassia: estorsioni, investimenti illeciti e armi dalla ex Jugoslavia
Società, fabbricati e rapporti finanziari per circa 11 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) di Napoli all’imprenditore Francesco Grassia, 70 anni, arrestato nel 2000 e ritenuto legato alla fazione Zagaria del clan dei Casalesi. Grassia, in passato aveva preso parte al gruppo facente capo a Zagaria Vincenzo, Biondino Francesco e De Simone Dario, operante nell’agro aversano forniva appoggio logistico agli affiliati al clan, riscuoteva il pizzo, ne investiva i proventi e importava armi dalla ex Jugoslavia, tra cui a fucili a pompa, bombe a mano e mitragliatori silenziati. Sono stati numerosi i collaboratori di giustizia che hanno delineato la figura di imprenditore organico al clan dei casalesi di Francesco Grassia, particolarmente attivo nella riscossione di tangenti e nel reinvestimento dei proventi illeciti. Come quando negli anni Novanta acquistò un importante complesso immobiliare di Aversa, l’ex “fabbrica Della Volpe”. Dalle indagini emerse che l’acquisto da parte di una societa’ facente capo a Grassia e ad altri esponenti del clan avvenne per un prezzo nettamente inferiore al valore di mercato, proprio grazie all’appartenenza al clan dei casalesi. Continua la lettura di Sequestrato il tesoro di Grassia: estorsioni, investimenti illeciti e armi dalla ex Jugoslavia
Confiscato il patrimonio milionario dell’avvocato Santonastaso
Beni mobili e immobili per 8 milioni di euro sono stati confiscati dai Carabinieri di Caserta e dagli agenti della Dia di Napoli all’avvocato Michele Santonastaso, 54 anni, ex legale del boss del clan dei casalesi, Francesco Bidognetti, alias Cicciotto ‘e mezzanotte. A Santonastaso la Polizia di Stato ha anche notificato una misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di dimora nel comune di residenza della durata di 4 anni. L’avvocato e’ stato arrestato due volte, nel settembre del 2010 e nel 2011. Nel dicembre del 2014 il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – collegio presieduto da Rosetta Stravino – ha condannato a 11 anni di reclusione l’ex avvocato del boss Bidognetti, per il reato di associazione di stampo camorristico, favoreggiamento e falsa testimonianza aggravati dall’aver agito per favorire un’associazione camorristica (articolo 7 dl 152/1991), per avere commesso una serie di reati finalizzati ad agevolare la fazione Bidognetti del clan dei casalesi, il clan Cimmino e il clan La Torre. Secondo gli investigatori ha anche fatto da collegamento tra il boss in carcere e i gregari sul territorio. La Dia gli ha confiscato quote societarie, autorimesse, ville, terreni, autovetture e 26 rapporti finanziari. I Carabinieri gli hanno invece sequestrato un locale ad uso studio a Napoli e confiscato depositi e numerosi appartamenti a Caserta. Continua la lettura di Confiscato il patrimonio milionario dell’avvocato Santonastaso
La parabola di Lorenzo Diana, da eroe anticamorra a indagato
“Dopo le condanne inflitte serve piu’ che mai innalzare la guardia perche’ maggiori sono i rischi derivanti dalla sfida lanciata allo Stato dai Casalesi, il piu’ potente clan della camorra”. Cosi’ tuonava Lorenzo Diana, 64 anni e fama di politico anti camorra costruita in tanti anni di Parlamento e di battaglie in Terra di Lavoro, all’indomani della sentenza del processo Spartacus (giugno 2008). Componente della commissione Antimafia, premio Borsellino, membro di diverse associazioni coinvolte nell’anti racket (su tutte la fondazione Caponnetto), tra i pochi, pochissimi politici citati da Roberto Saviano nel suo best seller “Gomorra” come un eroe della lotta alle mafie. Un cursus honorum di paladino dell’anti camorra di tutto rispetto, quello di Lorenzo Diana, che fa a pugni con l’ accusa piovutagli sul capo di concorso esterno in associazione mafiosa, per la quale risulta indagato nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Napoli sugli appalti della Cpl Concordia per la metanizzazione nel Casertano che ha portato a sei arresti. Accuse gravi, sostenute in virtu’ di quel ruolo di “facilitatore della realizzazione delle opere nel Bacino Campania 30” che secondo i pm avrebbe svolto nella consapevolezza che gli appalti avrebbero favorito alcune imprese in odore di camorra, e tanto piu’ infamanti per chi come lui da sempre e’ in prima linea quando in gioco c’e’ la legalita’. Continua la lettura di La parabola di Lorenzo Diana, da eroe anticamorra a indagato
Scavi nella discarica segnalata da Schiavone nel ’95, dai rifiuti cimiteriali alle sacche di sangue
Fanghi provenienti probabilmente dalla pulizia dei Regi Lagni, rifiuti dell’attività edile, stradale e di origine urbana, cimiteriale e ospedaliera, sono stati rinvenuti in un terreno (Masseria Simeone), appartenuto alla famiglia di medici Del Genio di San Cipriano d’Aversa, dietro lo stadio a Casal di Principe durante gli scavi eseguiti dal Corpo Forestale dello Stato (Comando Provinciale di Napoli) su delega della Dda partenopea, che sta indagando da tempo sui rifiuti interrati dal clan dei Casalesi. L’attivita’ di indagine e’ partita in seguito alle dichiarazioni di alcuni pentiti di vecchia data, tra cui Carmine Schiavone, morto a febbraio dello scorso anno. Gli scavi, iniziati sette giorni fa in un terreno privato nei pressi dello stadio di Casal di Principe ubicato tra campi coltivati e confinante con un pioppeto, sono effettuati dalle ruspe dei vigili del fuoco; nell’area c’era una discarica riempita quasi 30 anni fa con materiale proveniente dai lavori della vicina superstrada Nola-Villa Literno. Continua la lettura di Scavi nella discarica segnalata da Schiavone nel ’95, dai rifiuti cimiteriali alle sacche di sangue