Appalti truccati e turbativa d’asta. Intreccio politica, mafia casalese e imprenditori-colletti bianchi. La politica e le istituzioni a braccetto con i sodali del clan dei casalesi per spartirsi la torta delle gare di appalto dei lavori pubblici. Un modus operandi noto e sotto gli occhi di tutti nella maggior parte dei comuni della terra di Gomorra. Era questo in sintesi l’impianto accusatorio dei pubblici ministeri Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio della direzione distrettuale antimafia (DDA) di Napoli nel processo Normandia a carico di numerosi imprenditori, politici e boss della mafia casalese per la spartizione di appalti nell’agro aversano e nell’alto casertano. In totale sono più di 130 anni di carcere quelli comminati a termine del processo di primo grado dai giudici della seconda sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presidente Luigi Picardi. 21 anni al figlio del boss Francesco Schiavone detto Sandokan, 21 anni e 6 mesi al boss ex latitante Antonio Iovine detto o’ninno, 12 anni a Mario Schiavone alis “bavettone”.
Condannati gli imprenditori Mariangela Capoluongo a 3 anni e 4 mesi, Michele D’Aniello a 9 anni, Oreste De Luca a 8, Vincenzo Della Volpe a 17 anni e 6 mesi, Giuseppe Diana a 3 anni. Pasquale Garofalo, titolare della P.G. costruzioni, a 3 anni, Raffaele Macchione a 4 anni e 3 mesi, Giuseppe Misso a 13 anni e 6 mesi, Pasquale Puorto a 3 anni e 9 mesi e Nicola Tessitore a 4 anni e 3 mesi. Condannato anche il funzionario comunale del comune di Pietravairano, Armando Riccio, alla pena di 9 anni di reclusione. Assolti Paolo Diana dalla turbativa d’asta per il campo sportivo di Casal di Principe, Raffaele Lagravanese e Rita Carlig, il funzionario del comune di Caserta, Maurizio Mazzotti e l’ex convivente del consigliere regionale Nicola Ferraro, Gelsomina Crisci.