Incessante è la lotta al crimine organizzato in Terra di Lavoro. Nonostante le numerosissime operazioni di polizia l’imperio maledetto dell’Esercito del Male continua a mietere vittime. Innocenti imprenditori alle prese con la profonda crisi economica che attanaglia Gomorra devono mettere in conto di esborsare parte degli incassi per il dazio ai tutori della “tranquillità”. Non gli scappa niente ai soldati. Non bastano droga e prostituzione, il controllo delle case da gioco e la gestione diretta o indiretta delle attività commerciali, le estorsioni restano un must della mafia made in Casal di Principe. I contorsionisti del crimine organizzato fanno sempre riferimento alle stesse famiglie che per oltre un trentennio hanno tenuto sotto scacco intere fette di economia. I Bidognetti, gli Zagaria, gli Iovine, gli Schiavone. Le famiglie di origine come punto cruciale di raccolta del racket, ormai capi indiscussi della holding criminale. Dalle regalie di prodotti dolciari alla richiesta di somme di danaro a chi la mattina di alza per tentare di portare il pane a casa. Ma prima o poi lo Stato interviene e arresta il flusso. È dei giorni scorsi l’operazione dei carabinieri del comando provinciale di Caserta coadiuvati dal brillante Gruppo aversano. A finire sotto la lente di ingrandimento degli investigatori un gruppo di criminali che facevano riferimento alla famiglia Schiavone. I congiunti del superboss Sandokan i capi della consorteria. Estorsioni ai danni dei costruttori di nuovi immobili, gestione delle piazze di spaccio, clonazione delle carte di credito, traffico di cani di razza “particolarmente costosi”. Queste le nuove (?) frontiere del clan. A parlare ai magistrati della direzione distrettuale antimafia di Napoli il collaboratore di Giustizia trentolese, Salvatore Orabona. “Viene assicurato grazie agli introiti, lo stipendio alle famiglie dei detenuti al 41 bis, mentre per gli altri detenuti affiliati al clan viene elargito un regalo in denaro ogni qual volto ve ne è la possibilità”. Non è cambiato nulla dunque rispetto agli anni bui dello strapotere mafioso. “Sono a conoscenza che tutto il clan dei Casalesi ha una forte disponibilità di armi, in particolare il mio gruppo che attualmente ha la disponibilità di 4-5 kalashnikov, una pistola cal. 45, una pistola 357 magnum, due bombe a mano del tipo ad ananas, due giubbotti antiproiettile e notevole munizionamento”. Sembra di assistere ad un servizio al telegiornale che parla di Medio Oriente, piuttosto che ad un interrogatorio di un delinquente nostrano. Il clan non ha paura di nulla, come dimostrano le parole di Orabona ha nella propria disponibilità bombe a mano e armi da guerra. Tutte di origine est-europea. Non sono nuovi questi discorsi. Il clan dei casalesi in cambio dell’armamento forniscono ai malviventi albanesi “auto riciclate con carte di credito e documenti falsi”. Una contropartita che è stata mai bloccata sul nascere. Come la forma di comunicazione tra gli affiliati mediante “l’applicazione whatsapp, difficilmente intercettabile”. Per quanto riguarda la gestione della cassa e alla contabilità degli stipendi per gli ergastolani al 41 bis nulla di nuovo nei “racconti” di Salvatore Orabona: il “referente dell’agro aversano vi è Capoluongo Giacomo, precisamente gestisce la cassa dei proventi illeciti provenienti dalle attività del clan commesse nei comuni di Aversa, Trentola Ducenta, Casaluce, Teverola compresa la zona industriale, Lusciano, Parete, S. Marcellino, Frignano ovvero tutto i l’Agro aversano fino ai confini con Napoli”. Il Capoluongo è una vecchia pedina di Bardellino prima poi degli Schiavone, successivamente un periodo era “affidato” alle cure degli Zagaria per poi tornare nelle braccia dei sergenti di Sandokan. Vecchie storie di malavita nelle carte. Nuovi scenari di complicità. I metodi sempre gli stessi. Il controllo militare del territorio l’orizzonte e lo scopo. Senza sapere che nonostante le difficoltà di uomini e mezzi chi di dovere fa il proprio lavoro e bene. Siamo all’alba della decapitazione finale? Gli uomini onesti che vivono in questo deserto senza sabbia attendono fiduciosi.