“Se avessi voluto uccidere Giovanni Zara lo avrei fatto con o senza Barone, e non lo avrei fatto con un incidente, ma a modo mio”. Dichiarazioni choc quelle rilasciate spontaneamente dal boss dei casalesi Michele Zagaria, collegato in video-conferenza con il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, al processo che lo vede imputato insieme con Fortunato Zagaria (sono solo omonimi, ndr), ex sindaco di Casapesenna, suo paese d’origine, per il reato di violenza privata con l’aggravante mafiosa commessa ai danni di un altro ex primo cittadino di Casapesenna, Giovanni Zara. Parole talmente gravi, che potrebbero celare un messaggio criptato verso l’esterno. Tanto che il pm della Dda di Napoli presente in aula, Maurizio Giordano, ha chiesto al presidente del collegio giudicante Maria Francica di inviare il verbale d’udienza alla Procura di Napoli. Zagaria ha di fatto sconfessato il suo ex luogotenente Michele Barone, collaboratore di giustizia, che nell’udienza del 28 novembre scorso aveva raccontato nei particolari il progetto di attentato commissionato dal boss contro Zara, datato aprile 2009, ovvero un mese dopo che Zara era stato sfiduciato dalla sua stessa maggioranza proprio perchèé era contro il clan Zagaria. Zara fu eletto nel 2008 appena pochi mesi prima di essere sfiduciato, e in quel breve lasso di tempo, suo vice-sindaco fu proprio Fortunato Zagaria che, secondo la Dda di Napoli, pensava di poter controllare Zara e piegarlo ai voleri della cosca. Barone disse che Zagaria lo incaricò di uccidere Zara simulando un incidente, in modo che nessuno, specie le forze dell’ordine, potesse collegare il fatto al clan, e anche per evitare clamore sui media. Oggi al dibattimento Zagaria ha detto di sentirsi “calunniato da questo e altri processi, perché non ho mai detto bugie. Barone ha detto cose non vere: io non temevo l’attenzione mediatica, infatti in quel periodo io e Setola eravamo sempre sui giornali”. Anche il riferimento al sanguinario boss dei Casalesi è apparso ambiguo, sebbene tra il 2008 e il 2009 Setola fosse in effetti il camorrista più noto per almeno 18 omicidi compiuti nel Casertano, tra cui la strage dei ghanesi a Castel Volturno; Zagaria era invece ancora latitante. Si susseguono dunque le sortite dialettiche di Zagaria; il 28 novembre scorso disse: “A Casapesenna sono io l’unica vittima di tutto il sistema”, mentre pochi giorni prima, collegato con il tribunale di Napoli per un processo per omicidio dal carcere milanese di Opera, dove è recluso al 41bis, si rese protagonista di un’eclatante protesta contro la serie tv “Sotto copertura – La cattura di Zagaria”, ispirata alla sua cattura, in cui a suo dire erano state narrate cose non vere; l’ex boss prese il filo del telefono e tentò di strangolarsi, ma fu fermato dagli agenti della penitenziaria presenti.