Rifiuti tossici sotterrati a un metro di profondità, in un fondo agricolo su cui si coltivavano i famosi pomodorini dop “del Piennolo” e nell’ex Cava Montone, furono scoperti nell’ottobre del 2014 nel Parco Nazionale del Vesuvio dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato. I rifiuti, circa 82 fusti contenenti materiale bituminoso e idrocarburi, furono trovati nel corso dell’operazione di scavo ‘Sangue Nero’ disposta dalla Procura della Repubblica di Napoli a cui presero parte anche i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico. Le forze dell’ordine misero sotto sequestro l’area e la produzione per impedire che i pomodori finissero nei mercati campani anche se, come venne immediatamente sottolineato dal Consorzio di Tutela del pomodorino del Piennolo del Vesuvio Dop, dalle analisi eseguite dall’Istituto Zooprofilattico di Portici (Napoli), commissionate dal produttore circa un mese dopo i primi ritrovamenti, “non è risultata la presenza di sostanze inquinanti o nocive per la salute umana nè nel terreno di coltivazione, nè nelle bacche di pomodoro”. Su uno dei fusti riportati alla luce dagli uomini della Forestale risaltava agli occhi la scritta Montedison, azienda a partecipazioni statali un tempo fiore all’occhiello della chimica mondiale. Come c’è finito questo “veleno di Stato” alle pendici del Vesuvio? Capitalismo sfrenato, sistema legislativo permissivo, sanzioni annacquate, politica corrotta e strapotere criminale.
Un mix perfetto ha reso parte del territorio campano la pattumiera dell’industria italiana dagli anni ’70. Tutti hanno visto e taciuto. Intanto nell’area a maggiore inquinamento ambientale si continua a morire. A che punto le analisi? I cittadini inermi devono ancora aspettare? A quando la rimozione dell’amianto e dei veleni? Fino ad oggi nessuna risposta dalle istituzioni, solo chiacchiere. Stamattina c’è stato un sopralluogo di una delegazione della Commissione parlamentare Ecomafie composta da Renata Polverini e Giuseppina Castiello (Fi) Alessandro Bratti e Michela Rostan (Pd) e Paola Nugnes (M5S). Proprio la senatrice del M5S afferma la cosa più sensata: “A me è sembrato di essere di fronte ad un’altra Calvi Risorta. Sappiamo che la legge 152 del 2006, in materia di gestione rifiuti e bonifica dei siti inquinati, prevede una responsabilità crescente che va dal proprietario del terreno, al sindaco, al presidente di Regione fino al Ministero. Come M5S speriamo che con la legge 68 del 2015 sugli ecoreati, con cui è stato introdotto il reato di omessa bonifica, si possa invertire la tendenza e realizzare finalmente le bonifiche. Questo è il nostro auspicio”. Al momento solo chiacchiere e tanto rumore per nulla.