Beni per oltre 20 milioni di euro sono stati sequestrati dalla guardia di finanza di Cagliari nell’ambito di una indagine ‘Little lord’ condotta nei confronti di un gruppo di imprenditori e professionisti dediti al riciclaggio e al reimpiego di denaro illecito, proveniente da reati connessi al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e all’evasione fiscale da parte di membri appartenenti ad associazioni camorristiche campane. I sequestri ordinati dal Gip di Cagliari, su richiesta della Dda, sono il risultato delle investigazioni degli specialisti del Gico del Nucleo di polizia tributaria, che hanno portato al sequestro di 7 aziende, 40 fabbricati e 8 terreni tra Sardegna, Campania e Lazio, nelle province di Cagliari, Napoli e Caserta, riconducibili a personaggi sardi e campani protagonisti del riciclaggio. Sequestrate, inoltre, numerose quote societarie e oltre 70 tra conti correnti e rapporti finanziari in banche ed istituti di credito. Tra i destinatari del provvedimento cautelare spicca la societa’ sarda ”Tu.ri.cost s.r.l.”, con sede legale originariamente a Sestu (Ca), proprietaria del complesso turistico-alberghiero di lusso ”S’incantu” di Villasimius (Ca), sequestrato. Le indagini sono scattate nel 2010 attraverso verifiche di operazioni gestionali dalla Turicost su acquisizione di terreni edificabili per la realizzazione di immobili destinati ad ospitare un villaggio-vacanze di pregio. I soci, cagliaritani, hanno rinunciato al progetto, ”allettati da una cospicua offerta, oltre 1 milione di euro, di un gruppo di persone originarie della provincia di Caserta, intenzionate a rilevare integralmente le quote della società e ad avviare essi stessi la costruzione di un lussuoso resort onde valorizzare gli investimenti turistici dell’isola”, spiega la Gdf. Dagli accertamenti è emerso che la nuova compagine sociale, insediata in Sardegna dal 2003, era composta da soggetti collegati, anche da stretti rapporti di parentela, a noti esponenti camorristici legati ai clan dei Casalesi e dei D’Alessandro alcuni dei quali vicini al boss Michele Zagaria. Le indagini patrimoniali e finanziarie hanno consentito di ricostruire l’entità dell’apporto di capitali dell’organizzazione investiti nell’azienda sarda, calcolati in circa 600mila euro, provenienti da diversi reati. Per nascondere la tracciabilità delle operazioni originate dall’appartenenza alla camorra, dal traffico internazionale di sostanze stupefacenti e da reati tributari, gli indagati, ben 17, hanno fatto ricorso a prestanome, a passaggi di denaro in contanti (fino a 400.000 euro in unica soluzione) portati a Cagliari da un uomo vittima di un agguato camorristico a Gragnano (Na), a transazioni finanziarie effettuate con l’interposizione di società compiacenti, idonee a ”schermare” i reali titolari delle provviste monetarie, a vorticose emissioni di titoli di credito nonchè a successive negoziazioni attraverso funzionari di banca compiacenti. Diverse compravendite di immobili e di partecipazioni societarie sono state effettuate ”in nero”, nascondendo al fisco parte dei pagamenti e violando la normativa antiriciclaggio. Al termine delle indagini, sono stati complessivamente 17 soggetti, 3 dei quali originari del cagliaritano, l’eurodeputato di Forza Italia salvatore Cocu, già sottosegretario alla Giustizia, Luciano Taccori, commercialista ed ex sindaco di Sestu (Fi) e Paolo Cau, consigliere di Fi nello stesso comune, e gli altri delle province di Napoli, Caserta e Avellino, per riciclaggio, trasferimento fraudolento dei valori, impiego di denaro e di beni di provenienza illecita, turbativa d’asta, con l’aggravante del metodo ”mafioso”. L’operazione ‘Little Lord’, hanno spiegato i finanzieri, ”è sicuramente la più importante” nell’ambito del antiriciclaggio portata a termine nei confronti dei clan della camorra in territorio sardo, da sempre terreno fertile per effettuare investimenti di non poco conto nel turismo, uno dei settori maggiormente appetibili alla criminalità organizzata.