Un incontro avvenuto a Roma il 7 febbraio del 2006 presso la filiale di via Tiburtina della Unicredit Banca d’Impresa, tra Nicola Cosentino, il responsabile ella filiale Cristofaro Zara, suo cognato Mario Santocchio e Luigi Cesaro, sarebbe stato decisivo per lo sblocco da parte dell’istituto di credito della pratica di finanziamento alla Vian Srl per la costruzione a Casal di Principe del Centro Commerciale “Il Principe”, in cui aveva interessi il clan dei Casalesi. E’ il resoconto nell’aula del tribunale di Santa Maria Capua Vetere dell’esame dell’investigatore della Dia di Napoli, il maresciallo Carmine Sollo, teste d’accusa, l’uomo che si e’ occupato di tutte le intercettazioni telefoniche durante l’inchiesta. Nel processo, l’ex sottosegretario all’Economia e’ imputato per reimpiego di capitali illeciti. Il maresciallo narra cronologicamente al pm Fabrizio Venorio quella che e’ stata la genesi di tutta l’inchiesta. Racconta, infatti, che il primo imput investigativo sull’affare del centro commerciale si ha mentre per altri motivi stanno intercettando tutta la famiglia del boss Francesco Bidognetti. In particolare, Sollo riferisce di una intercettazione ambientale datata 19 marzo 2006 tra Giovanni Lubello, marito della figlia del boss Francesco Bidognetti, quest’ultima e una coppia di amici. Lubello, in quell’occasione, parla proprio del progetto imprenditoriale. Da quel momento, racconta il maresciallo, iniziano i riscontri. A occuparsi della realizzazione era la Vian srl, i cui soci erano Mauro Larocca e soprattutto l’ingegnere dell’ufficio tecnico del comune Nicola Di Caterino. Il maresciallo riporta tutta una serie di telefonate intercorse tra Di Caterino e una sere di persone in quanto erano alla ricerca di finanziatori visto che la Vian no aveva alcun capitale. “Di Caterino contatto’ prima imprenditori locali – spiega Sollo – come Giovanni Cosentino, fratello dell’ex sottosegretario, e membri della famiglia Santarpia, ma ricevette un no, quindi attraverso broker o presunti tali cerco’ di individuare strumenti finanziari internazionali che gli permettessero di presentare una fidejussione bancaria. Ci furono, come rivelato dalla intercettazione delle email, anche societa’ di San Marino. Nelle intercettazioni Di Caterino parla in maniera ricorrente di “Swift”, ovvero del sistema di transazione internazionale che permette agli istituti bancari ad essa associati lo scambio di operazioni finanziarie, cosa vche avviene fino al 2 febbraio 2007, poi il 14 febbraio successivo venne consegnata una fidejussione cartacea che fu accettata dalla Banca. Nelle indagini – prosegue Sollo – notammo che prima di quell’accettazione, il 7 febbraio ci fu un incontro alla filiale dell’Unicredit tra Cristofaro Zara, l’onorevole Nicola Cosentino, accompagnato dall’allora deputato Luigi Cesaro, e Mario Santocchio, cognato di Zara e anche lui politico iscritto a Forza Italia e l’incontro con Cosentino lo aveva chiesto proprio Santocchio perche’ era alla ricerca di una sponsorizzazione politica”. Il 20 febbraio viene erogato il credito, i terreni per la costruzione del centro acquistati, ma racconta che da quel momento le telefonate intercettate iniziano ad avere come oggetto principale di conversazione tra Di Caterino e altri la preoccupazione su come risolvere la questione della fidejiussione falsa. Si attivano, quindi, una serie di interventi per sostituire il documento risultato completamente falso per ottenere i finanziamenti. L’esame del maresciallo proseguira’ l’8 ottobre e riprendera’ proprio dalla parte dell’informativa che riguarda la fase successiva dell’accettazione della documentazione falsa.