Casal di Principe 19 marzo 1994, ore 7,25 circa. Una giornata diversa dalle altre, una giornata di dolore e angoscia ma di speranza per un popolo che ha fame di riscatto e di orgoglio. Nei pressi della sagrestia della Chiesa di San Nicola nel giorno del suo onomastico, prima di recarsi all’ITIS “A. Volta” di Aversa, cade vittima del piombo della mafia casalese il prete don Giuseppe Diana, conosciuto da tutti come don Peppino. Un cittadino di Casal di Principe, un casalese diverso, una persona al servizio del suo popolo e della sua comunità. Un uomo delle istituzioni caduto per amore della sua gente. Don Peppino Diana è una delle circa 900 vittime innocenti delle mafie nel nostro Paese. La morte del prete casalese è il sacrificio di un martire nella Terra di Gomorra. A vent’anni da quella indimenticabile giornata di cronaca nera, nella Terra del clan della camorra casertana molto si è evoluto, poco è cambiato.
Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose (Lusciano, Casapesenna, Castel Volturno, Casal di Principe, Cesa, Grazzanise, Gricignano di Aversa, Orta di Atella, Santa Maria la Fossa, Villa di Briano, Villa Literno, Casaluce), un sottosegretario “vittima” della giustiza, 3 parlamentari inquisiti, 4 consiglieri regionali arrestati per rapporti e scambi politico-mafiosi, 6 sindaci arrestati, centinaia di assessori e consiglieri a processo, quasi 100 omicidi, migliaia di arresti e scarcerazioni per decorrenza dei termini, estorsioni a tappeto, bombe intimidatorie, centinaia di nuovi collaboratori di giustizia (cdg), qualche ex cdg prestato alla Tv, miliardi di euro sequestrati e confiscati dalla magistratura e dalle forze dell’ordine ai clan e alle famiglie mafiose, decine di case ed immobili confiscati assegnati al terzo settore, centinaia i professionisti dell’antimafia, migliaia di capi di bestiame abbattuti per la diossina e la brucellosi, migliaia di bufale (in sostituzione – illecita e lecita – di quelle abbattute) importate dall’Est Europa per la produzione di mozzarella di bufala campana Doc e Dop,
migliaia di tonnellate di cagliata preconfezionata importate dalla Romania per la produzione dell’oro bianco dell’Agro Aversano, migliaia di iniezioni di ormoni per la produzione di latte bufalino, gestione clientelare della cosa pubblica, pronto soccorso inefficiente, sfruttamento immigrazione clandestina, lavoro nero, falsi braccianti agricoli, evasione fiscale, prostituzione dilagante, traffico di stupefacenti, un porto che non c’è più (Pinetamare), miliardi di ettolitri di gas iniettati nei terreni per le eccellenze delle produzioni agricole, i Regi lagni una cloaca a cielo aperto, acqua dei pozzi interdetta all’uso civile e agricolo, sversamenti illeciti, montagne di balle di monnezza, disoccupazione giovanile dell’80%, la Reggia di Carditello depredata e spogliata, terreni pieni zeppi di rifiuti tossici e nocivi, il gotha della Terra dei veleni a processo, patologie ematiche e cancerose in aumento fattoriale, una chiesa complice e assente, una politica asservita, una classe imprenditoriale indifferente… È tutto questo la terra che ha lasciato don Peppino Diana venti anni fa… per amore del mio popolo io non posso tacere!