Un tempo era chiamata “isola per vacanze”, oggi è degrado, malavita e rifiuti. La costa del Villaggio Coppola, la foce della darsena di San Bartolomeo, è una discarica a cielo aperto. E le istituzioni? Le forze dell’ordine? A 500 metri dal disastro ambientale, in Viale Delle Acacie c’è il “Centro di Formazione Nazionale” del Corpo forestale dello Stato di Castel Volturno intitolato al martire di camorra don Peppe Diana, inaugurato nell’aprile 2012 dall’allora Ministro delle politiche agricole e forestali Mario Catania, il Commissariato della Polizia di Stato e la Guardia Costiera. Nessun sequestro dell’area, è alla mercè di tutti. Il mare ha un colore nerastro, l’olezzo di pelle e coloranti è nauseabondo, sembra di stare in una conceria. Sono pelli e scarti delle piccole industrie del nord napoletano e del nolano. E come ci sono finiti questi rifiuti pericolosi sulla costa di Castel Volturno? Sono stati gettati nei Regi Lagni, hanno percorso una ventina di chilometri, le piene invernali li hanno “trasportati” fin qui. Siamo solo nella terra di nessuno, a Pinetamare. Nella terra, nel Villaggio un tempo fortino della famiglia Coppola, e della borghesia catto-democristiana di stampo andreottiano. Un ammasso deforme di ecomostri e strutture in cemento corrose dalla salsedine. Nel 2003 la Regione Campania, la Provincia di Caserta, il Comune di Castel Volturno, il Comune di Villa Literno, il Consorzio Rinascita e Fontana Bleu S.p.A. firmarono un Accordo di Programma con il quale venne approvato “Il Piano di Riqualificazione per il Risanamento ecoambientale e il rilancio socio economico per la località Pinetamare di Castelvolturno ed aree attigue” con la creazione di un porto turistico. Dal 2003 solo chiacchiere.